Traduzione

martedì 3 novembre 2015

Ama la tua croce, perdi la tua vita

Poi disse a tutti: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi perderà la sua vita per causa mia, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi rovina se stesso e va in perdizione?
Perché, se uno ha vergogna di me e delle mie parole, anche il Figlio dell'uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli". Luca 9: 23-26

Leggendo queste parole di Gesù vengono messi in rilievo due tipi di vita: la vita terrena che si costruisce in questo mondo, e la vita futura soprannaturale data da Dio, attraverso Gesù, a chi crede nel Suo sacrificio sulla croce del calvario, vita che non finisce ma anzi inizia dopo la morte terrena e che nessuno ci può togliere.
Di fronte all'esistenza, allora, si possono avere due tipi di atteggiamenti: o attaccarsi alla vita terrena, considerandola come l'unico bene possibile e vivendo di conseguenza pensando ed agendo solo ed esclusivamente pensando a questo, affermando il nostro io, pensando al successo, alla ricchezza e alla realizzazione dei nostri obiettivi umani e carnali, che ci porteranno come conclusione finale alla morte eterna. Oppure, al contrario, credendo che abbiamo ricevuto da Dio un'esistenza ben più profonda ed autentica, avendo il coraggio di vivere sacrificando la nostra vita terrena con tutto quello che ci propone, per amare Dio e per amare gli altri, guadagnando invece l'altra.
Molte volte si pensa che perdere la propria vita significhi solo morire fisicamente come martiri per amore di Cristo, ma non è quello. Perdere la propria vita significa in maniera più profonda fare delle rinunce in quello che viviamo in questo mondo, anche quotidiane per non seguire più la mondanità o le mode che ci vogliono fare conformare con questa vita, ma che ci rendano appartati e santi per Lui.
Questo breve discorso è solo per introdurre la vita dei discepoli di Cristo dei quali desidero parlare per prenderli come esempio su come seguendo la chiamata di Gesù, dovettero sacrificare la propria vita e rinunciare a qualcosa.

Or Gesù, camminando lungo il mare della Galilea, vide due fratelli, Simone detto Pietro e Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete nel mare, poiché erano pescatori, e disse loro: "Seguitemi e io vi farò pescatori di uomini". Or essi, lasciate prontamente le reti, lo seguirono. E proseguendo il cammino, vide due altri fratelli: Giacomo, il figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, nella barca con Zebedeo loro padre, i quali riassettavano le reti, e li chiamò. Ed essi lasciata prontamente la barca e il padre loro, lo seguirono. Matteo 4: 18-22  

Poi Gesù, passando oltre, vide un uomo che sedeva al banco delle imposte, chiamato Matteo. e gli disse: "Seguimi!". Ed egli, alzatosi, lo seguì. Matteo 9: 9

I discepoli chiamati da Gesù a Capernaum iniziarono proprio qui un discepolato che li avrebbe tenuti impegnati e sarebbe durato tutta la vita.
Rinunciarono al proprio lavoro secolare, salutarono le loro famiglie e andarono con Gesù senza sapere cosa gli sarebbe aspettato.
Analizzando nel dettaglio la vita dei discepoli più anche quella dell'apostolo Paolo e di Stefano primo martire cristiano, si nota in tutti una cosa comune e cioè il perdere la propria vita.
Ma soprattutto cosa fondamentale, tutto questo accadde mentre giravano per il mondo predicando ed essendo attivi per il Vangelo e non mentre si riposavano senza fare nulla di concreto.

SIMON PIETRO: Era un pescatore ebreo che secondo fonti storiche e la tradizione morì crocifisso a Roma nel '67 mentre predicava il Vangelo.

ANDREA: Era un pescatore ebreo, fratello di Pietro che secondo fonti storiche e la tradizione morì crocifisso a Patrasso nel '60 mentre predicava il Vangelo.

GIACOMO DI ZEBEDEO: Era un pescatore ebreo che secondo il libro degli Atti al capitolo 12, fu ucciso di spada, probabilmente decapitato da re Erode, mentre predicava il Vangelo, e fu il primo martire per quanto riguarda gli apostoli.

GIOVANNI: Era un pescatore ebreo che morì di morte naturale nel '98 ad Efeso, ma prima di tutto ciò fu catturato ed esiliato per diversi anni sull'isola di Patmos, per non permettergli di predicare il Vangelo, fu l'ultimo degli apostoli a morire.

FILIPPO: Secondo fonti storiche e la tradizione, morì nell' 80 di crocifissione a Hierapolis.

BARTOLOMEO: Secondo fonti storiche e la tradizione, morì in data ignota in Azerbaigian scuoiato della pelle mentre predicava il Vangelo.

TOMMASO: Secondo fonti storiche e la tradizione , morì in India nel '72 trafitto di lancia mentre predicava il Vangelo.

PAOLO DI TARSO: Era un fariseo, persecutore dei Cristiani che divenne apostolo dei gentili dopo la chiamata personale di Gesù sulla via per Damasco e morì decapitato a Roma nel '67 mentre predicava il Vangelo.

STEFANO: Era un diacono e primo martire cristiano che morì nel '36 lapidato come descritto in Atti 7: 59

A tutto ciò si potrebbero aggiungere tutte le innumerevoli volte in cui furono perseguitati, inseguiti ed arrestati proprio mentre andavano in giro a predicare il Vangelo della salvezza.

Come possiamo invece noi oggi perdere la nostra vita?
In primo luogo perdere la propria vita non significa necessariamente essere uccisi, perseguitati e torturati proprio come accadde ai discepoli descritti in precedenza.
Il significato di perdere la nostra vita e portare la nostra croce è per lo più sinonimo di rinunciare a qualcosa per amore del Signore, per esempio rinunciando alle cose sbagliate che questo mondo propone e mantenendoci appartati e separati da esso e dal peccato che ci viene proposto e ci sta continuamente davanti.
Predicando e mostrando in ogni occasione attraverso la nostra vita personale il Vangelo, proprio come fecero i discepoli, senza avere paura delle reazioni delle persone che ci ascolteranno.
Dedicando parte del nostro tempo che è la cosa più importante che abbiamo, in quanto nessuno potrà ridarcelo indietro, per il servizio cristiano invece che per i nostri piaceri umani, mettendo al primo posto nella nostra vita, Lui e la sua Parola.
Lasciando che sia Lui ad avere il controllo del nostro futuro perché le sue decisioni saranno sicuramente migliori delle nostre decisioni.
I discepoli facendo tutto questo in quel tempo, persero tutti la propria vita naturale. Anche oggi ci sono persone che perdono la propria vita naturale per amore del Vangelo di Cristo, come nei paesi dove non esiste la libertà di culto e i Cristiani ancora oggi vengono torturati, perseguitati ed uccisi.

Guardiamoci attorno e riempiamo le nostre giornate di atti di amore. Cristo si presenta davanti a noi ogni giorno, nei nostri figli, nei nostri fratelli, nel nostro partner, nei colleghi, negli amici, nelle persone che incontriamo per caso in giro per strada. Facciamo del bene a tutti, facciamo per tutti qualcosa secondo le nostre possibilità e quando quelle sembreranno esaurite, ricorda questo: potremo ancora pregare per loro.
Perdi la tua vita: la guadagnerai.

"Per me infatti il vivere è Cristo, e il morire guadagno". Filippesi 1: 21




martedì 6 ottobre 2015

"Toronto blessings?" No, grazie!


Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?"
E allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità". Matteo 7: 21-23

Parlò così Gesù in Matteo 7 mentre insegnava ai suoi discepoli durante il famosissimo sermone sul monte, perchè vi ho citato questo? Perché credo che questo passaggio biblico calzi a pennello su quello che ogni giorno sempre di più si sta verificando all'interno del Cristianesimo mondiale, oggi voglio spendere delle parole per parlare di uno spiacevole fenomeno che purtroppo sempre maggiormente con il tempo sta crescendo ed è divenuto realtà all'interno di moltissime chiese Cristiane in giro per il mondo (soprattutto quelle di stampo carismatico), e cioè quella che viene definita "La benedizione di Toronto" o "Toronto Blessing". Ora, partiamo però dall'inizio: che cos'è questa "Toronto Blessing?".
La cosiddetta "Toronto Blessing", ossia la benedizione di Toronto, fa parte di quella che è stata chiamata la terza ondata di risveglio carismatica e non sono altro che alcuni nuovi fenomeni carismatici diversi dalla tradizionale glossolalìa (cioè il parlare in lingue) che caratterizzano queste cosiddette "benedizioni" che hanno avuto origine in Canada nella città di Toronto nel 1994 presso la congregazione del movimento Vineyard situata presso l'aeroporto di Toronto (Airport Vineyard Church), e da li si sono diffuse a macchia d'olio all'interno di molte comunità, soprattutto di stampo pentecostale, di molte nazioni del mondo compresa anche l'Italia.
Alcune caratteristiche di questa esperienza, ma in versione più "moderata", si ritrovano nel risveglio di Pensacola (Florida), che ha al suo centro una congregazione locale delle Assemblee di Dio.
All'origine di questo movimento ancor prima del 1994 con le sue stranissime manifestazioni che vi citerò dopo ci sono due uomini, il primo è l'evangelista Sud Africano Rodney Howard-Browne predicatore della prosperità, cioè quel messaggio che in sostanza afferma che la povertà è una maledizione e che i Cristiani devono essere ricchi materialmente poiché è questa la volontà di Dio per loro, e se uno non è in salute o finanziariamente prospero è solo perché non è nella grazia di Dio ma nel peccato.
Mentre il secondo è Randy Clark che era il pastore della Vineyard Church a S.Louis in Missouri facente parte della rete di altre chiese Vineyard negli Stati Uniti d'America, che dopo alcuni anni in cui credeva di non riuscire a vedere dei frutti nella sua comunità e sentendo parlare delle manifestazioni inusuali e potenti di Rodney Howard-Browne, decise di partecipare ad una delle sue riunioni nella città di Tulsa in Oklahoma.
In questa riunione Randy fu particolarmente "toccato" e a suo dire, ricevette da Rodney l'unzione che una volta rientrato a casa, portò all'interno della sua comunità, e le riunioni che da li in avanti condusse furono così "potenti", con queste manifestazioni che durarono per circa novanta giorni, in cui parteciparono anche molti altri predicatori sempre della prosperità tra i quali i famosi Kenneth Hagin e Kenneth Copeland che vollero vedere e toccare con mano questo genere di fenomeni che si stavano verificando, finché partecipando non ne furono "colpiti" anche loro.
In questo modo il movimento si sviluppò e da li in avanti si iniziò a parlare sempre di più di quella che è divenuta con il tempo la ormai famosa "Toronto Blessing".
I fenomeni di questo movimento sono detti anche: holy laughter (sacra risata), gioia dello Spirito Santo o battesimo della gioia, cioè un eccesso irrefrenabile di riso (talora accompagnato da un successivo "riposo nello spirito", una sorta di breve svenimento ben noto alla tradizione pentecostale).
Questi nomi piuttosto singolari fanno riferimento a quelle che sono le diaboliche manifestazioni di questa strana esperienza, che vi voglio citare: "Alcuni piangono senza riuscire a controllarsi o ridono istericamente senza potersi fermare, altri cadono per terra e si contorcono come serpenti, altri colpiscono l'aria con le mani senza controllo, altri si piegano in due come in preda ad un dolore, altri camminano come animali e imitano i versi degli animali senza controllo, si ho detto animali non avete letto male. E non dico questo solo perché ho visto dei video o ne ho sentito parlare ma perché mi è capitato in una occasione di essere presente in una comunità della quale non farò il nome dove ho assistito personalmente ed inaspettatamente ad episodi di questo tipo rimanendone totalmente allibito e raccapricciato. In pratica le persone perdono totalmente il controllo del loro corpo, tremano per diverso tempo, restano a terra per ore come paralizzati o ridono per ore intere, tutto di conseguenza in mezzo al caos più totale.

Non posterò video dove vi verranno mostrati questi episodi ma se li andrete a cercare per conto vostro vi informo che Youtube ne è pieno.
Queste manifestazioni ricordano molto da vicino le pratiche di alcuni occultisti e soprattutto a quelle della pratica occulta orientale del Kundalini sulla quale vi invito ad andare ad informarvi per capire meglio.
Per concludere voglio lasciarvi con un video di quello che a mio modo di vedere è stato uno tra i più fedeli e grandi uomini di Dio, il Pastore David Wilkerson che parlando in un sermone proprio di questa famosa "Toronto Blessing", condannandola, non riesce a finire di parlare che per la tristezza e delusione provate per questi fenomeni che si sono verificati, sviluppati ed insegnati proprio partendo dagli Stati Uniti d'America, inizia a piangere a dirotto senza più fermarsi.
"Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo."  1Giovanni 4:1





lunedì 10 agosto 2015

Qual'è l'obiettivo della tua vita?


Giovanni 15: 1-16 afferma che:“Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie via, ma ogni tralcio che porta frutto, lo monda affinché ne porti ancora di più. Voi siete già mondi a motivo della parola che vi ho annunziata. Dimorate in me e io dimorerò in voi, come il tralcio non può da se portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci, chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio e si secca, poi questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e sono bruciati. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto e così sarete miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi, dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici. Voi siete miei amici se fate le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo signore, ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udito dal Padre mio. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo, affinché qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la dia.”

Forse molti di noi non si sono mai posti questa semplice domanda, ma se noi ci pensiamo bene questa è una domanda fondamentale per ogni uomo e soprattutto per un cristiano.
Invito ognuno di voi a riflettere mentalmente su come rispondereste a questa domanda.
Io, personalmente, appena dopo essermi convertito a Cristo, mi venne posta questa domanda e iinizialmente risposi che l’obiettivo della mia vita era quello di poter farmi una famiglia e di poter trovare un lavoro di responsabilità, vivendo una vita soddisfacente.
Poi, però crescendo e maturando spiritualmente, questa risposta cambiò, però tutto questo lo dirò solo alla fine.
Ora, volevo analizzare insieme a voi Giovanni 15 che sarà il versetto di riferimento per questa riflessione:
“Io sono la vera vite e il padre mio è l’agricoltore”.
Gesù qui si definisce la vera vite e come noi sappiamo, la vite è una pianta da frutto, per cui:
vite = Gesù = pianta da frutto
Allo stesso modo Gesù afferma anche che lui è disceso dal cielo per fare la volontà di Dio e non la sua: “Perché  io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà , ma la volontà del Padre mio”. Giovanni 6: 38
Quindi se ragionando vediamo che Gesù si definisce una pianta da frutto che ha portato frutto e allo stesso modo afferma che tutto quello che lui ha fatto lo ha fatto per fare la volontà di Dio, allora portare frutto significa fare la volontà di Dio e crescere sempre di più in quello che Lui vuole portarci ad essere ed a fare.
Fare la volontà di Dio ha molteplici significati, può voler dire fare qualcosa di pratico come anche voler dire manifestare nella nostra vita atteggiamenti e comportamenti ogni giorno migliori sempre di più, come ad esempio manifestare nella nostra vita i frutti dello spirito come descritti in Galati 5: 22
Gesù definisce anche Dio l’agricoltore e come noi sappiamo, l’agricoltore è colui che si prende cura della pianta e del raccolto, per cui:
agricoltore = Dio = colui che si prende cura della pianta
“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie via, ma ogni tralcio che porta frutto, lo monda affinché ne porti ancora di più”.
Gesù definisce anche noi come dei tralci e come noi sappiamo, i tralci sono appunto i rami giovani della pianta alla cui estremità alla fine cresceranno i grappoli che sono i frutti della vite, per cui:
tralcio = noi = ramo giovane della vite ancora attaccato alla pianta
Il frutto del tralcio quindi, alla fine è il grappolo. Così come l’agricoltore se vede un tralcio che non produce grappoli lo toglie via, così fa anche Dio con chi di noi, non fa la sua volontà e non vuole e non desidera crescere per essere di utilità alla chiesa di Cristo.
Allo stesso modo invece, Gesù dice che Dio però se vede in noi obbedienza e quindi la volontà di portare frutto nella nostra vita allora farà una cosa, lo monderà, per cui:
mondare = lavare e raschiare (togliere) tutte le impurità e le parti rovinate.
Quindi l’agricoltore monda il tralcio fruttuoso, così anche Dio monda i suoi figli che portano frutto, togliendo dalla loro vita tutte le cose sbagliate e non conformi alla sua volontà, le impurità e ciò che può impedire la loro crescita sana e prendendosi cura aiutando a crescere sempre di più queste persone.
“Dimorate in me e io dimorerò in voi, come il tralcio non può da se portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me”.
Già nel vs.2 Gesù dice che in me, e questo significa solo che ognuno di  noi, non può portare frutto da solo, ma può portare frutto soltanto stando con Gesù.
Come si fa a stare con Gesù?
Attraverso la comunione con lui, quindi così come il tralcio da solo non può portare frutto se non è attaccato alla vite, così neanche noi se non rimaniamo a stretto contatto con Gesù attraverso la preghiera e la meditazione quotidiana.
“Io sono la vite, voi siete i tralci, chi dimora in me, e io in Lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla. Se uno non dimora in me.”
Poi Gesù ci ha fatto una promessa: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto” ovviamente qui però c’è una condizione che è di dimorare in lui e poi che la nostra richiesta ovviamente deve essere in accordo con la sua volontà.
E ovviamente, quello che Gesù vuole dire è che se noi dimoriamo in lui  e prendiamo in lui il nostro diletto, arriveremo per forza al punto che quel che gli chiederemo sarà per forza in accordo con la sua volontà.
Così come dice il salmista: “Prendi il tuo diletto nell’Eterno ed egli ti darà i desideri del tuo cuore.” Salmi 37: 4
“In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli”.
Quindi Gesù vuole e ci ha chiamati a portare frutto, non vuole che rimaniamo solo così come siamo, ma ci vuole far crescere per darci in mano grandi cose e grandi incarichi per la crescita del Suo regno qui sulla terra, e in questo modo saremo suoi discepoli.
“Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa”.
Innanzitutto, c’è una condizione, e cioè se osserviamo e come viene detto nel vs.11, soltanto adempiendo la volontà di Dio, quindi vivendo una vita fruttuosa, potremo sperimentare la vera gioia.
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho costituito perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo, affinché qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la dia.”
E qui abbiamo anche la conferma di quanto detto nel vs.8 cioè che Dio ci ha costituiti e chiamati a portare frutto, vivendo una vita per fare la sua volontà con degli atteggiamenti e comportamenti conformi alla sua parola.
E qui ci dice anche che è lui che ci ha scelto per i nostri determinati incarichi, ma il portare frutto invece non dipende da lui, ma da noi. E’ una nostra scelta.
Quindi se non vogliamo portare frutto è solo colpa nostra.
“Se siete disposti ad ubbidire, mangerete le cose migliori del paese.” Isaia 1: 19
Quindi ora alla domanda, qual è l’obiettivo della nostra vita, come risponderemo?
Io risponderei questo, che l’obiettivo principale della mia vita è servire, obbedire e amare Dio secondo la sua piena volontà descritta nella Scrittura.
In poche parole dando il meglio di noi stessi in quello che Dio ci consiglia e ci chiama a fare.