Traduzione

domenica 5 febbraio 2017

Il problema della sofferenza


Dal terzo millennio a.C. fin dagli scritti egiziani, sumeri, babilonesi, viene posta la seguente domanda: perché Dio, se è buono, permette la sofferenza delle sue creature?

Generalmente, le risposte date si sono rapportate a queste:
- Dio è potente, ma non è buono verso gli uomini e se vogliamo riflettere ed evitare la sofferenza, bisogna sottomettersi ad ogni sorta di esercizi di pietà e di punizioni che ci affliggono.
- Dio è buono e potente e la sofferenza è una punizione meritata per dei peccati pubblici o segreti.

Nel libro di Giobbe, un uomo ricco e felice nella sua famiglia si vede all'improvviso caricato di prove terribili dove tutti i suoi beni gli vengono tolti, in cui tre amici lo andarono a trovare provando a recargli consolazione.
Questi tre uomini amici di Giobbe lo andarono a trovare con lo scopo di piangere con lui e consolarlo. Ma alzati gli occhi non lo riconobbero per quanto era mal ridotto. Dicevano che aveva una malattia chiamata elefantiasi. E probabilmente era anche gonfio e faceva fatica a muoversi. Si era rasato il capo e quindi era senza capelli e senza barba, perciò avevano fatto fatica a riconoscerlo.
Pensate come era stravolto il corpo di questo uomo, tanto che gli amici alzarono la voce, piansero e rimasero seduti a terra per sette giorni e sette notti in cui nessuno di loro gli disse parola alcuna perché vedevano che il suo dolore era grande.
Chi si fermerebbe sette giorni e sette notti per qualcuno? Proprio per dire: "Partecipiamo alla tua sofferenza". Certe volte non sai cosa fare o dire, ti impietosisci e non sai come fare.
Ma grazie a Dio c'è scritto nella Parola: "Dio è il Padre di ogni consolazione". Romani 15: 5
Se non sono capaci gli uomini a consolarci, Dio è sempre capace.
Ma nello stesso tempo però possiamo essere anche noi di quelli che possono consolare.

La tesi tradizionale considera la sofferenza come un castigo del peccato, cosa che pensano anche gli amici di Giobbe mentre un'altra tesi vede nella sofferenza un mezzo di educazione dell'uomo.
E pur senza risolvere in maniera completa l'eterno problema della sofferenza, il libro di Giobbe getta però una splendida luce su questo mistero.

Ecco alcune delle grandi lezioni che ho imparato su questo argomento scottante:
- La sofferenza non provoca necessariamente il peccato: teoria di satana.
- La sofferenza non è una prova d'ingiustizia divina: teoria di Giobbe.
- La sofferenza non è sempre il risultato diretto del peccato: teoria degli amici di Giobbe.              
- La sofferenza è utile a ricondurre l’uomo all’umiltà: teoria di Elihu.

La sofferenza è causata da:
- Azione nefasta di satana sull'uomo.
- Azione del peccato che agisce nel cuore dell'uomo.
- La nostra natura decaduta umana.

Satana ha una grande libertà e una grande potenza per far soffrire; ma la sua libertà è limitata dalla volontà di Dio. Ci sono dei limiti che non può oltrepassare.
Dio impiega qualche volta degli strumenti umani per metterci alla prova. In effetti, gli amici di Giobbe furono la causa della sua caduta, essi compirono ciò che la perdita dei suoi beni e della sua salute non aveva potuto fare.
E' spesso più difficile accettare la prova inviata attraverso degli uomini che quella che Dio infligge direttamente.
Abbandonare la propria fede a causa delle sofferenze personali o universali non risolverà mai il problema. Il rigetto della fede non ha mai dato la soluzione ad un problema e non lo darà mai.
Ma nonostante questo vedo sempre molti uomini che dopo alcune sofferenze o perdite, la prima cosa che fanno è abbandonare e rigettare tutto quello che fino a poco tempo prima pensavano su Dio.
E lo scopo che Dio persegue con la sofferenza è di varie dimensioni:
- Egli la impiega come mezzo di educazione, la scuola della sofferenza nella quale Gesù stesso è passato.
- La impiega per manifestare la Sua gloria.

Ma Dio non spiega mai il perché della sofferenza, Egli rivela all'uomo la sua potenza illimitata e la Sua saggezza immensa nella natura.
Gli fa comprendere che se i fenomeni della natura che ha creato restano inspiegabili, la Sua provvidenza nella vita degli uomini sorpassa la nostra comprensione limitata.
Mettere in dubbio la saggezza e la bontà di Dio è semplicemente pazzia e noi non abbiamo alcun diritto di accusare Dio, e neanche di provare minimamente a discutere con Lui.
Rimaniamo abbastanza umili per ammettere la nostra incapacità di afferrare le vie di Dio riguardo a noi e riguardo al mondo.
Rimaniamo sempre pronti ad accusare noi stessi piuttosto che giudicare Dio.
Rimaniamo fiduciosi nel credere, verso e contro tutti, di più all’amore di Dio da cui niente ci potrà mai separare.

Dio utilizza la sofferenza come mezzo di crescita spirituale e per una più intima, personale e profonda conoscenza di Lui. E come dice la Parola:
"Gesù imparò l'obbedienza dalle cose che soffrì". Ebrei 5: 8