Traduzione

giovedì 9 luglio 2015

Scegli bene



In Matteo 7: 13-14 Gesù ci dice: "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e in molti sono coloro che entrano per essa, quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono coloro che la trovano".

Ora io, leggendo questo versetto mi sono immaginato due porte, una larga, magari molto bella e attraente con miriadi di persone che entrano per essa, e poi me ne sono immaginata un'altra più stretta, magari un pò più brutta e anche abbastanza nascosta magari dietro a qualche cespuglio proprio apposta per non essere vista, con poche persone che riescono a trovarla e ad entrare per essa.
La prima è quella porta che conduce al mondo, alla mondanità e di conseguenza ad una vita senza Dio fino ad arrivare alla morte eterna, con tantissime persone che nel corso della vita purtroppo scelgono di prendere. La seconda invece è quella porta che conduce a Dio, alla salvezza e che ti porta fino alla vita eterna, per poter trovare ed entrare da quella porta ed iniziare a percorrere la sua via però c'è una sola condizione che tutte le persone devono avere, questa condizione è quella di avere accettato Gesù Cristo come Signore e Salvatore della propria vita, questa è l'unica chiave di accesso.
Come dice la Scrittura, Lui è la via, la verità e la vita. Ora, per te che mi stai leggendo ho una buona notizia e cioè che se tu sei qui e sai di avere già preso questa scelta di seguire Gesù e servirlo con tutto il tuo cuore, allora bene, significa che sei entrato per la porta giusta.
La Bibbia però definisce angusta la via della porta stretta, questo cosa significa? Significa che non sarà un sentiero facile da percorrere, non sarà un sentiero con il tappeto di velluto ed i petali di rosa ma sarà anzi un sentiero dove ci saranno prove, tentazioni, anche scelte e rinunce da fare che a volte potranno essere dolorose per noi ma che ci serviranno per conformarci ogni giorno sempre di più a Lui.
La via è angusta perché si tratta di un sentiero di trasformazione e di cambiamento dove Dio come il vasaio ci modella e ci plasma per renderci sempre più simili a Lui. Sarà una via stretta e piccola e di conseguenza l'unico modo che avremo di percorrerla sarà inginocchiarsi.
Ora cosa voglio dire con il termine inginocchiarsi? Voglio dire che ci sarà bisogno di umiliarsi davanti a Dio, piegando davanti a Lui tutto noi stessi, piegando il nostro orgoglio, la nostra incredulità, il nostro io, in modo tale da affidare ogni cosa nelle sue mani affinchè abbia il pieno controllo della nostra vita.
Questo breve messaggio è rivolto a te che stai già percorrendo questa via angusta, non importa se sei ancora all'inizio, a metà strada oppure quasi al termine, io ti voglio incoraggiare ad andare avanti e percorrerla fino in fondo perché a volte le prove e le scelte che dobbiamo affrontare sono dolorose e difficili e possono far venire voglia di arrendersi e di tornare indietro. Come Dio disse a Giosuè: "Sii forte e molto coraggioso, non aver paura e non sgomentarti perché l'Eterno il tuo Dio è con te dovunque tu andrai".
Percorri la via, continua a rimanere in ginocchio fino alla fine e non rialzarti perché alla fine della strada ci sarà una cosa meravigliosa, ci sarà la gloria di Dio per la tua vita, ci sarà la tua terra promessa, la terra dove scorre latte e miele.
Ricorda fratello, ricorda sorella: con Dio si vince sempre. E se tu che mi hai letto ancora non hai preso la tua decisione e non sai ancora quale porta prendere, il mio consiglio è questo: scegli bene!

martedì 7 luglio 2015

La storia di un vero leader: Neemia


Nel 586 a.C. la città di Gerusalemme fu distrutta. I Giudei furono deportati in Babilonia, l'attuale Iraq. Furono tenuti prigionieri per circa settant'anni. Ma nel 537 a.C. fu permesso ad un primo gruppo di Giudei di fare ritorno a casa. Nel 516 a.C. il Tempio di Dio fu ricostruito. Nel 458 a.C. Esdra condusse un secondo gruppo di Giudei fino a Gersusalemme. Fu tre anni dopo che Neemia (anch'egli Giudeo nato in Babilonia) chiese il permesso al re babilonese di ritornare a Gersusalemme con un terzo gruppo di Giudei, per ricostruire le mura della città. Difatti c'era bisogno di ricostruire le mura della città, perchè senza questa protezione il popolo era indifeso, scoraggiato e nella condizione di subire una certa sconfitta in caso di qualche attacco da parte dei nemici. Le mura abbattute di Gerusalemme rappresentavano una disgrazia per il popolo di Dio. La gente viveva fra quelle macerie e aveva il morale a pezzi, era abbattuta, timorosa, scoraggiata e depressa.
Tu cosa faresti in una simile situazione? C'era bisogno di un leader! Da solo il popolo non sarabbe mai riuscito a venire fuori da una situazione di quel tipo e di conseguenza la figura che serviva era quella di un leader carismatico e deciso che li avrebbe guidati nell'impresa di ricostruire da capo l'intera città.

Dalle scritture noi sappiamo che Neemia viveva nella piccola città di Susa in Babilonia e lavorava come coppiere del re e con molta probabilità oltre a servire alla tavola del suo superiore il coppiere aveva incarichi anche più prestigiosi come guardia del corpo, agente di sicurezza e assistente del re. Neemia fece bene il suo lavoro e si guadagnò la fiducia del re. La ragione per cui fu chiamato coppiere, sta nel fatto che tra i vari incarichi, una parte del lavoro di Neemia richiedeva anche l'assaggio del vino dalla coppa che era destinata al re, per accertarsi che non fosse stata avvelenata. Quindi il coppiere non era un esperto di vini ma piuttosto una guardia del corpo pronta a morire per il re.
Gerusalemme distava da Susa circa 1500 km e in quel tempo era un viaggio che sarebbe durato circa 2 mesi in sella ad un cammello e attraverso il deserto. Il fratello di Neemia, Anani, tornò da Gerusalemme con un rapporto negativo sull'intera città: "Il popolo vive l'umiliazione, i nostri parenti sono scoraggiati, le mura restano in rovina". Udito il rapporto del fratello, Neemia reagì cosi "Quando udii queste parole, mi misi seduto, piansi, e per molti giorni fui in grande tristezza. Digiunai e pregai davanti al Dio del cielo".

Queste furono le reazioni di Neemia: pianse, si rattristò, digiunò e pregò. In poche parole prese le cose veramente sul serio, le brutte notizie lo avevano abbattuto, si rattristò per il popolo di Dio e andò avanti pregando e digiunando per moltissimi giorni. Neemia diventò sensibile rispetto alle necessità che avvertiva intorno a sé. Nessuno si sarebbe aspettato una sua reazione così, perchè era al culmine della sua carriera lavorativa, era stipendiato bene, e soprattutto la città di Gerusalemme non era nemmeno mai stata visitata da Neemia perchè lui era nato in Babilonia visto che i Giudei rimasero imprigionati li per circa settant' anni. Eppure, quando sente parlare del popolo di Dio depresso, scoraggiato e sconfitto, egli decise di prendere sul serio la situazione, riuscì ad essere empatico e il rapporto di suo fratello non solo lo colpisce e lo rattrista, ma gli mette nel cuore di passare all'azione.
Rattristarci per qualcosa è nobile, ma metterci a disposizione per cambiare una situazione è quello che Dio chiede ad ognuno di noi. Questa è una delle caratteristiche di un leader: non si limita a pensare, a soffrire nell'animo, ma reagisce ed agisce! Perchè i veri leader sono sensibili ai bisogni della gente che li circonda. La gente di cui Dio si serve sono persone che hanno a cuore le cose di cui Dio si preoccupa. Dio sentì le preghiere di Neemia, vide il suo pianto e scrutò il suo cuore. A Dio non piaceva di certo vedere la città di Gerusalemme e il suo popolo in quelle condizioni e quindi quando Dio ha bisogno di realizzare un suo piano, troverà sempre qualcuno disposto a realizzarlo. Altre caratteristiche che hanno fatto di Neemia la persona giusta per questo incarico erano l'affidabilità che Neemia si era guadagnato svolgendo per tanti anni l'incarico di coppiere per il re, uno degli incarichi più delicati del regno, e la disponibilità, perchè questa situazione richiedeva un leader, e Neemia si dispose dicendo " Vado io. Mi offro volontario. Manda me, eccomi". Dio scelse Neemia per queste caratteristiche e non certo perchè era un'abile architetto o ingeniere progettista, e per chi non sapesse come andò a finire la storia, la storia finì cosi: che le mura di Gerusalemme furono ricostruite sotto la guida del leader Neemia a direzione e collaborazione dei lavori in 52 giorni.

Tu invece? Pensi di avere carattere? Stai crescendo e vuoi crescere in quanto a carattere? Ti senti e ti rendi disponibile verso gli altri? Pensi di essere affidabile? Dio può contare su di te? Allora inizia ad essere un leader a casa tua, negli affari, in chiesa, a scuola o sul posto di lavoro. Inizia ad influenzare qualcuno nella cose migliori. Aiuta qualcuno a spostarsi da un punto A ad un punto B. Fatti usare da Dio nella tua generazione!

Un popolo, una missione, un obiettivo


"Poichè Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figlio, affinchè chiunque creda in Lui non perisca ma abbia vita eterna."
Questo è il messaggio di Giovanni 3: 16 il cui significato è piuttosto semplice che anche un bambino sarebbe in grado di comprenderlo, ma allo stesso modo oltre alla sua semplicità ha anche una profondità tale che ancora al giorno d'oggi i teologi di tutto il mondo continuano ad investigarne le implicazioni.
Molti hanno sperimentato nella propria vita, a livello individuale, la salvezza che Dio ci offre attraverso suo Figlio e che ci descrive attraverso questo versetto. Ma la mia domanda oggi è, abbiamo veramente capito l'amore che Dio nutre per l'umanità? Abbiamo veramente capito quanto Dio ama il mondo e le persone che abitano al suo interno? Dio è al lavoro fin dal principio per portare a compimento i suoi scopi.
Dio creò l'uomo e lo mise in una situazione perfetta, godeva di comunione con Lui, ma l'uomo decise di annientare quella comunione speciale e divina, ribellandosi al suo creatore. Così la morte cadde sull'uomo. Dio poteva, nella sua giustizia, giudicare l'uomo già da allora e distruggerlo ma invece di fare tutto ciò, l'intenzione di Dio fu un'altra e cioè quella di dare un piano di salvezza per l'uomo per permettergli di uscire dal baratro in cui era sprofondato. E questo da quel giorno è diventato il piano di missione di Dio per il mondo.

Missione è un termine ampio che può essere definito come il compito globale per il quale Dio manda la sua chiesa nel mondo e comprende la proclamazione del Vangelo e la giustizia sociale.
L'evangelizzazione è soprattutto la proclamazione della verità del Vangelo e la sua stretta alleata è l'apologetica che invece si occupa di difendere la veridicità del Vangelo. L'obiettivo finale di tutto questo è, e dovrebbe essere infatti, il discepolato.
Difatti il mandato che Gesù ci diede fu quello di andare in giro per il mondo per fare discepoli come descritto in Matteo 28: 18-20 che dice: "Andate, dunque, e fate discepoli di tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Orecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo."
Nella società multiculturale e moderna l'evangelizzazione è piuttosto vista come un'attività arrogante e bigotta e lo scetticismo diffuso ha messo in imbarazzo la chiesa frenandone la spinta evangelistica. Ma invece la chiesa dovrebbe e deve rimanere fedele al mandato biblico di evangelizzare e deve trovare modi culturalmente rilevanti per farlo, modificando anche il suo stile in base al contesto culturale in cui si vuole arrivare e iniziando anche a fare uso della tecnologia e della modernità di cui Dio ci ha fatto dono.

Ci sono ancora milioni di persone non ancora raggiunte dal messaggio del Vangelo e ancora molti popoli in giro per il mondo che non hanno ancora sentito parlare del sacrificio d'amore di Cristo sulla croce del calvario per redimere l'intera umanità dalla morte eterna e dalla separazione totale da Dio.
Non trattiamo con negligenza e non sorvoliamo su questo aspetto della vita cristiana, non pensiamo solo a noi stessi e al nostro bene, ma ricordiamoci che Dio ci ha chiamato a raggiungere tutte le nazioni, popoli, tribù e lingue come descritto in Apocalisse 7: 9 che dice: "Dopo queste cose io vidi, ed ecco una grande folla che nessuno poteva contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, questi stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, coperti di vesti bianche e avevano delle palme nelle mani."
E questo compito non è solo per pochi, ma per tutti coloro che hanno già conosciuto l'amore di Cristo e hanno dato nelle Sue mani la propria intera vita.